La scommessa di Pascal
A proposito di antichi filosofi, ricordate la famosa scommessa di Pascal?
Qui è spiegata (forse non benissimo)
Wikipedia
in sostanza il senso era che il premio per aver creduto in dio è infinito (la beatitudine eterna), la posta finita (alcune cose fatte in un tot di anni della nostra vita) da cui ne discende la convenienza logica a credere in dio.
Premio infinito (anche se con una certa probabilità, perché non è certo che il premio ci sarà), impegno finito. Dove sta il trucco?
Secondo me la questione è mal posta, perché non possiamo sapere a priori cosa vuole un ipotetico dio da noi per darci il premio, come non possiamo sapere che ci sia uno solo di questi dei. Il ragionamento si basa sull'ipotesi fallace che ci possa essere solo il dio dei cristiani, o nulla.
In realtà dovremmo ipotizzare infiniti dei, ciascuno con la sua serie di regole che ci dicono come comportarci, senza sapere quale di questi (se ce n'è uno) ci giudicherà dopo la morte. Quindi la nostra scommessa perde di attrattiva, perché il premio è infinito ma ci troviamo con una serie pure infinita di possibili giocate.
Dopo aver scritto queste righe ho scoperto (senza sorprendermi troppo) che una confutazione simile era già stata posta da Denis Diderot e
J. L. Mackie, anche se loro hanno considerato solo gli dei delle varie religioni, senza (per quel che ne so) considerare la possibilità che ne possa esistere un'infinità, e che possano essere infinitamente capricciosi. Anche se non è stata enfatizzato come merita, secondo me questo è il ragionamento decisivo che smonta quello di Pascal.